Intervista a Carlos "El Tero" Buschini
di Francesco Peluso
foto di Pietro Graziano

Originario della regione di Cordoba (Argentina), Carlos “el tero” Buschini è un musicista e compositore a tutto tondo , abile nel fondere la predominante matrice musicale della sua terra natale con la musica euro-colta e la libera espressione del jazz. stabilitosi definitivamente in Italia nel 1989, Carlos Buschini si afferma rapidamente nella scena musicale europea suonando con molti virtuosi del mondo del jazz italiano e francese, come Julien Lourau, Bojan Zulfikarpasic, Antonello Salis, Tiziana Ghiglioni, Daniele Di Bonaventura, Barbara Casini, ma anche i sudamericani Luis Agudo, Minino Garay, Javier Girotto e i talenti nipponici Aska Kaneko, Tomohiro Yahiro, Kana Hiamatsu. In occasione della pubblicazione dell’ultimo lavoro dei Gaia Cuatro “Kaze” (ABEAT RECORDS) ho incontrato il simpaticissimo Carlos a cui ho rivolto senza indugio alcune domande:
d. Iniziamo questa chiacchierata parlando dei tuoi strumenti: basso acustico, basso elettrico e contrabbasso, quale dei tre è più congeniale al tuo fraseggio?
r. Domanda non facile… direi che dipende da molti fattori: dal brano, dal genere, dall’organico, dalla sonorità che mi ispira la musica. Inoltre, essendo un autodidatta mi lascio trasportare dall’istinto per dare il meglio di me, in modo da essere, sia con il basso acustico, sia con il basso elettrico, che con il contrabbasso, sempre a disposizione della musica e dell’interplay collettivo della band.
d. Cosa rappresenta per un musicista e compositore argentino vivere appieno l’atmosfera artistica del Vecchio Continente?
r. Credo che per me, come per molti colleghi sudamericani, sia stata un’esperienza molto positiva. Posso dirti che, dopo tanti anni in giro per l’Europa, dopo aver studiato e suonato con tantissimi musicisti del Vecchio mondo, si finisce per arricchire in modo significativo il proprio bagaglio culturale, consolidando la propria identità artistica e, allo stesso tempo, si perfeziona la personale cifra stilistica.
d. Da pochi giorni è uscito “Kaze”, ultimo lavoro dei Gaia Cuatro: quali sono i punti di continuità e quali di discontinuità con i precedenti album del multietnico quartetto?
r. I Gaia Cuatro anno un’identità molto precisa che si fonda sul dinamico incontro tra due mondi così lontani e diversi, tuttavia, quello che potrebbe essere un limite formale si rivela un punto di forza, attraverso la sua sonorità originale, un manifestarsi di sinuose melodie, cercando sempre di rispettare le tradizioni musicali di ciascuno di noi. In questo nuovo disco, però, ci sono delle novità: c’è l’esordio di tomohiro quale compositore ed Aska Kaneko nel ruolo di cantante. Ancora, i Gaia sono affiancati in questo lavoro da due splendidi ospiti: Paolo Fresu e i partenopei Solis String quartet. E allora… cosa aggiungere, fantastico!
d. Quanto è stata stimolante e creativa La fusione fra la passionalità latina e la tradizione musicale e culturale nipponica per affermare il personalissimo sound dei Gaia Cuatro?
r. L’incontro fra me, Gerardo, Aska e Tomohiro è stato da subito molto stimolante. Suoniamo insieme ormai da 11 anni, abbiamo tenuto concerti in molte parti del mondo, ben 10 tour in Giappone, molte date in Europa, ma anche in America, a dimostrazione che siamo una band che piace a un vasto pubblico. Dal casuale e fortunato incontro francese nel 2002 con Aska e Tomohiro al “Japan Jazz Festival” di Parigi,la formula dei Gaia Cuatro si è rivelata vincente: una musica senza confini, proiettata verso il futuro senza perdere di vista le proprie radici. Sono davvero contento dei frutti raccolti in questi anni.
d. Fra i tuoi progetti c’è anche quello dei “Cordoba Reunion”: è un modo per ritrovare casa e le proprie origini?
r. Penso proprio di sì! Siamo tutti e quattro della stessa regione, si parla lo stesso slang, è vero… è come essere a casa! Quando ci ritroviamo è una vera festa, ma non credo che sia soltanto perché veniamo dallo stesso posto, c’è ben altro, c’è la musica che ci lega alle nostre origini!
d. Gli album dei Gaia Cuatro sono impreziositi dalle riprese audio dell’ing. Stefano Amerio di Artesuono (Cavalicco-UD): che atmosfera si respira in quelle magiche session?
r. Hai ragione! Gli ultimi tre dischi dei Gaia sono stati registrati nello studio di cavalicco da stefano, il primo, invece, lo abbiamo registrato a tokyo, in seguito è stato remixato dallo stesso Amerio per la pubblicazione in Italia con l’etichetta ABEAT RECORDS. Cosa dire! In quelle session Si respira un’aria molto tranquilla, rilassata, grande serietà, grande professionalità! Sembra che Stefano Amerio sappia già come esaltare le doti di ciascuno e per noi non può essere che: il massimo!
d. Allora, in chiusura di questo piacevole incontro: Quali progetti o nuove produzioni sono all’orizzonte di Carlos “el tero” Buschini?
r. C’è ne sono diversi e spero che vadano tutti felicemente in porto! Oltre a continuare il cammino con i progetti già esistenti (i citati Gaia Cuatro con il nuovo disco e due tour in Giappone nel 2016), con i Cordoba Reunion, i Sin Fronteras, i Madre Tierra, c’è in cantiere Un ambizioso trio di latin jazz con Dado Moroni e Minino Garay. Un disco con Jairo (cantante argentino molto famoso in patria e in Francia) con Baptiste Trotignon al piano e Minino Garay alle percussioni. Ancora con Solis String Quartet e Gerardo Di Giusto, suite folclorica argentina. Poi, un disco con Davide Riondino, il bolero come terapia,con c.Farinone.f.Beccalossi,f.d Auria. e un trio con fausto Beccalossi e Robertinho taufic . Per questo, mi auguro un in bocca al lupo, jaja!