“Da Bach al Jazz in compagnia di dieci corde”

Intervista a MARCELLO PEGHIN

 di Francesco Peluso
 foto di Pietro Graziano 

Profondamente legato alle proprie radici isolane, il chitarrista e compositore Marcello Peghin trasfonde nella personale visione musicale l’amore per la sua Sardegna e quello per il meraviglioso mare che la circonda. Dotato di un lessico chitarristico dagli ampi orizzonti, spazia con naturale versatilità dalla cultura classica alle libere forme del jazz, esaltando un gusto tanto ricercato, quanto diretto ed ammaliante, che ne esalta ogni produzione a suo nome o collaborazione in progetti altrui. In entrambe i casi, Marcello Peghin evidenzia classe, sensibilità e contaminazione formale che piacciono nel loro disincantato esternarsi.

d. Perchè la scelta di una chitarra a dieci corde?

r. Ascoltai un disco di Egberto Gismonti per l’etichetta ECM e rimasi colpito dalla sonorità della sua chitarra a 8 corde , poi in altri lavori iniziò a usare la 10 corde aumentando le possibilità espressive . Da un lato veniva potenziato lo sviluppo nel registro basso e intervallando corde acute tra la decima e l’ottava si potevano realizzare pedali su diversi registri. Tutto cio mi interessava ma la decisione di comprare il decacordo ( così è chiamata ) avvenne dopo l’ascolto delle suite per liuto di J. S. Bach incise da Goran Solscer, (chitarrista classico svedese) con una chitarra contralto a 11 corde . Suonava i bassi originali dell’opera con un risultato per me superiore alla sei corde , così intrapresi lo studio della musica classica per poi poter padroneggiare il repertorio Bachiano.

d. Proviamo a descrivere ai nostri lettori le sue peculiarità tecniche e timbriche?

r. Lo strumento possiede 4 bassi diatonici aggiunti alle sei corde normali , questi allargano l’estensione nel registro grave e aumentano la risonanza perchè vibrano per simpatia . Nell’ottocento esistevano chitarre con bordoni che non passavano sulla tastiera ma erano fissati su prolungamenti laterali della paletta . La chitarra 10 corde invece ha tutti i bassi sulla tastiera , questo permette di tastare anche le corde dopo la sesta e conferisce maggior stabilità al manico .

d. La frontline con Daniele Di Bonaventura nella formazione “Band’Union” esalta le sfumature della chitarra a dieci corde e del bandoneon : come avete realizzato questa invidiabile chimica formale con il pertinente flusso ritmico della coppia F. Del Gaudio/A. Laviano ?

r. Sono due strumenti che legano molto bene , troviamo infatti diversi capolavori di Astor Piazzolla e lo stesso Dino Saluzzi la utilizza spesso come contrappunto al bandoneon. Partendo da questa base sonora con Daniele lo sviluppo musicale avviene in maniera molto naturale entrambi conosciamo e amiamo la musica classica e antica e pratichiamo l’improvvisazione jazzistica nelle sue diverse varianti , non cerchiamo un genere definito ma attingiamo liberamente da tutte le nostre conoscenze . Anche la ritmica ci aiuta in questo lanciandoci sempre input creativi e creando un flusso ritmico fluido e soprattutto dinamico .

d. La Sardegna è una fucina di idee musicali: a quale espressione ti senti maggiormente legato?

r. Essendo un’isola al centro del Mediterraneo assorbe diverse influenze musicali , principalmente dal nord africa e dalla Spagna , poi principalmente c’è la sua tradizione antica piena di tante sfaccettature . Inconsciamente pur non studiandoli ho assorbito elementi di queste musiche e spesso li ritrovo nel mio stile musicale , poi c’è la passione per la musica antica , per il jazz e il rock psichedelico . Amo quindi sia la libertà musicale che il rigore formale .

d. Che ruolo gioca la tua Sardegna nell’estro creativo della tua musica?

r. Considero un privilegio vivere in Sardegna . Dal punto di vista musicale collaboro con i musicisti più rappresentativi e creativi dell’isola e questo mi arricchisce di volta in volta . Poi non meno importante c’è il rapporto con la terra e il mare che sono da sempre due mie grandi passioni.

d. Quali equilibri dinamico-formali ritieni necessari per esaltare la libera improvvisazione del tuo fluido lessico chitarristico?

r. Sicuramente evitare gabbie , griglie armoniche complesse ma sviluppare la musica in maniera orizzontale e senza frenesia per avere il tempo sempre di pensare alle note che suonerò . Molto importante la dinamica e le pause .

d. Quali progetti o particolari sogni nel cassetto sono nella cifra artistica di Marcello Peghin?

r. Posso ritenermi soddisfatto della mia attività musicale , la possibilità di collaborare con musicisti di diversa estrazione mi permette di esprimermi in contesti differenti. Quest’anno ho realizzato ben quattro produzioni che sono in uscita . Il cd live con Daniele di Bonaventura dove utilizzo il decacordo , “ Oltre il confine “ in duo con Giovanni Sanna Passino , tromba e chitarra acustica baritono , Gavino Murgia “ Mediterranean Trio “ dove utilizzo chit. Elettrica e un lavoro con Sainkho Namtchylak e Enzo Favata che uscirà alla fine del 2016.


foto di Pietro Graziano

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